Critica Ottorino Stefani, 2006

Critica Ottorino Stefani, 2006 Critica Ottorino Stefani, 2006
 

Gabriele Bordignon è uno dei migliori incisori veneti, ma è anche un ottimo pittore, orientato verso una visione espressionista con richiami alla lezione di Karl Plattener. Tale connotazione rivive, ovviamente, anche nelle sue elaboratissime opere calcografiche, nelle quali Paolo Tieto ha scritto un esemplare saggio critico.


Le sue opere sono, sovente, incentrate su ritratti (straordinario e penetrante, quello dedicato al padre), su figure di donne, di lavoratori, su temi, a volte, più sognati che visti.


Sotto quest’ultimo profilo possiamo citare un’opera incisa a forti contrasti chiaroscurali, dove le figure umane sembrano sospese come inquietanti fantasmi neri in un ampio spazio luminoso che potrebbe essere limbo o l’angoscia di un’attesa di un tragico avvenimento.


Si tratta di un’acquaforte “Controluce,il mondo del calcio”  del 2001, in cui le ombre diventano gigantesche metafore di un gioco inquietante e dai toni Kafkiani.


I giocatori sembrano sul punto di essere dissolti dalla luce: simili a fragili giocolieri malinconicamente predisposti ad accettare lo scacco finale del ritorno della grande ombra che un giorno sparirà per sempre come una foglia trasportata da un vento autunnale.


In “Il pescatore” un’acquaforte-acquatinta, il gusto pittorico dell’artista di Tezze sul Brenta, compone un’opera dal tono quasi evangelico. La rete che il pescatore sta per tirare sulla barca è colma di grandi pesci guizzanti e impauriti.


Nel cielo un sole rosa commenta la scena composta secondo un ritmo di ascendenza neo cubista ed impressionistica che conferisce all’atmosfera un’aria epica e, soprattutto, evangelica. Il linguaggio apparentemente popolaresco tocca le vette di un messaggio morale che guida l’ uomo che crede nei valori eterni tramandati da una parola, quella di Cristo, che è sempre, e comunque, ‘Dimora dell’Essere’.


Le capacità interpretative del carattere di una determinate personalità sono evidenziate da Bordignon soprattutto nei ritratti, come quello pensoso di Paolo Tieto (un’acquaforte di intensa elaborazione stilistica coincidente con la complessità riflessiva del noto studioso e storico dell’arte) e, in modo particolare nell’autoritratto.


L’artista ha guardato se stesso allo specchio e si è “contemplato” con estrema verità psicologica realizzando l’opera attraverso un vibrante contrasto chiaroscurale ed è proprio tale caratteristica a rendere l’immagine più convincente del soggetto raffigurato. Un uomo apparentemente semplice, equilibrato e sereno: tuttavia  capace di indagare il mondo che ispira le sue opere con una forte carica passionale resa magistralmente attraverso strutture formali di origine neocubista. Strutture formali comunque che richiamano un gusto tipicamente veneto nell’uso delle varie gradazioni e contrasti di gusto pittorico.


Montebelluna, Gennaio 2006                              Prof. Ottorino Stefani