La critica

La critica La critica
 

L'incisione, o calcografia, ha una lunga storia, un passato che affonda le proprie radici in secoli lontani, nel Quattrocento; ha quindi avuto larga diffusione in Italia nel Settecento e nuova scoperta ed ulteriore valorizzazione nel ventesimo secolo quando, ad opera in particolare di artisti veneti, è entrata un poco in tutte le case, anche in quelle dei meno abbienti, ricchi comunque di fine gusto e di passione per l'arte grafico-figurativa.


Sono nati così grandi maestri (nel trevigiano, ad esempio, Lino Barriviera e Giovanni Barbisan) e sono sorte scuole, fucine atte non soltanto alla realizzazione di straordinarie opere, ma anche alla formazione di nuovi talenti, di persone in grado di operare in siffatto campo con precisione tecnica, con abilità e scioltezza.


In tale ambiente e clima nasce Gabriele Bordignon che, fin da ragazzetto, manifesta spiccata indole e grande propensione per il disegno e per la colorazione, doti tanto vive e intimamente imperiose da indurlo, ancor in età scolare, a partecipare a gare e concorsi, a competere, a primeggiare prepotentemente, sia da un punto di vista tecnico sia sotto il profilo inventivo. E i meriti gli sono tosto chiaramente riconosciuti, con attestazioni e premi vari che gratificano il suo impegno, la sua determinazione nel proposito di diventare "artista": Maestro del colore giacchè, almeno in un primo tempo della sua applicazione all'attività artistica, egli ama raffigurare i vari aspetti del mondo circostante servendosi di tempere, di pastelli e di oli, così che le tele o le tavole su cui realizza i suoi lavori sono veri dipinti.


Solo più tardi, analizzando con maggior attenzione la propria indole, le personali capacità raffigurative, scopre in se più specifica predisposizione per il segno puro, per l'immagine grafica. Incontra nel frattempo Giovanni Bernardi "maestro-artigiano" di vecchio stampo, che gli fa conoscere e apprezzare l'arte calcografica svelandogli ogni segreto, astuzia e stratagemma per conseguire particolari effetti, per poter pervenire a risultati inusuali, di straordinario effetto. Non molto dopo affianca a tanto utile, basilare apprendimento, altre nuove cognizioni, frutto di costante e assidua frequenza a sempre nuovi corsi, a cicli di lezioni che lo portano, gradatamente, a migliorare gusto compositivo ed effettuazione pratica dei lavori. Si libera pertanto da ogni influenza accademica o stilistica propria di altri maestri pervenendo, in maniera sempre più marcata e decisa, ad un proprio carattere, a propria individualità.


Pur considerando, sotto il profilo della esemplarietà, sia tecnica sia ideativa, sempre capisaldi irrinunciabili, precisi punti di riferimento: il sommo Pablo Picasso, Augusto Murer, Lorenzo Vespignani ed il già citato Giovanni Barbisan che a metà Novecento, nel Veneto, appare agli occhi di chi ama dedicarsi alla grafica come il "solo". Ha iniziato così la grande, la splendida stagione dei concorsi, in numerose città del Veneto e dell'Italia tutta, che vede Gabriele Bordignon regolarmente vincitore di prestigiosi e ambiti premi, riscuotendo il compiacimento e il plauso di critici, di appassionati d'arte e di comuni persone. Il successo comunque non lo sfiora, non lo inorgoglisce, rappresenta soltanto uno sprone per un sempre maggiore impegno a pervenire a continui nuovi traguardi. Questo in particolare attuando l'acquatinta, la tecnica calcografica dagli effetti chiaroscurali accentuati, decisi, che conferiscono alla raffigurazione forti contrasti luministici, duri stacchi tra parti in luce e spazi adombrati. Questa maniera di conferire aspetto al proprio pensiero gli è particolarmente congeniale, trova perfetto l'accordo con il personale carattere, con tutto l'io intimo, portato alla grazia e al fascino estetico delle persone e delle cose in generale, ma anche, e più ancora, alla loro realtà interiore, al loro essere autentico. E ciò sia quando delinea una composizione floreale o un paesaggio, soggetti per propria natura maggiormente portati al carattere decorativo, di abbellimento dell' ambiente domestico, come quando disegna focosi tori, cavalli o altri animali ancora, magari di stampo esotico quali dromedari e cammelli. Non meno suggestive appaiono quindi le "stampe" con effigiate allegorie le quali, di norma, nella peculiarità di forti stacchi tonali presentano la ragione prima del loro mistero, della loro enigmatica essenza.


In queste raffigurazioni, probabilmente, Bordignon offre il meglio di se stesso, in quanto può dare sfogo liberamente ad ogni fantasia, può "giocare" a piacere sulle infinite gradualità di un bruno o di altro colore, pervenendo regolarmente alla fine ad un risultato di grande, perfetta armonia, di sincrona concertazione, di magico effetto. Risultati cui giunge del resto, immancabilmente, anche quando si dedica alla realizzazione di immagini a tema sacro, di realtà attinenti con il divino e quindi con il mistero, a quanto difficilmente può trovare spiegazione attraverso le anguste visioni della razionalità umana. Pure in questi lavori, sbrigliando fervida fantasia, attua cose di sorprendente interesse, raffigurazioni in cui a punti fermi storici di base si uniscono invenzioni oniriche geniali, al dato oggettivo si accompagna la fantasticheria, così che l'effetto complessivo dell'opera appare sorprendente e suscita forti emozioni. E' il caso della Crocifissione (colta dall'alto, alla maniera di Salvador Dalì) o dell' Ultima cena e più ancora della natività e della Adorazione dei Magi: Sono tutti episodi tratti dalle narrazioni evangeliche e quindi, fondamentalmente, legati al carattere trascendentale, che l'artista rievoca a proprio modo, colorandoli di differenti aspetti in sintonia con la propria indole umana e artistica e pertanto con un'impronta netta e precisa, del tutto unica. Ad iniziare dal carattere dei tratti, delineati con libertà e scioltezza di forma e di spirito, per giungere quindi alla ripartizione degli spazi, alle prospettive, alla successione dei vari piani, agli sfondi vedutistici, a quanto, in misura più o meno ampia, contribuisce all'indovinata felice riuscita della raffigurazione.


Bordignon, nei propri lavori, non trascura mai nulla, ben sapendo che pure i piccoli dettagli hanno un loro ruolo e quindi un loro peso nella buona riuscita dell'opera d'arte. Tale cura trova quindi spiccata accentuazione nella figura umana, colta ogni volta nei suoi due aspetti fondamentali, di persona fisica e di essere razionale, per cui se ne ha un'immagine rigorosamente precisa nei tratti somatici e carica di phatos nella espressività, nella manifestazione dei sensi profondi. soprattutto in quei personaggi che la sorte ha destinati a simboleggiare fatti, costumi, momenti particolari della storia, eventi che hanno segnato le continue tappe del lungo cammino di progresso e di crescita civile. Tra le tante, oltre beninteso le già citate numerose "lastre" con le allegorie e i racconti evangelici, le scene con la maternità o con il gioco del calcio. Le prime interamente pervase da sottile leggiadria,da infinita tenerezza; le seconde dominate da impetuosa foga, da entusiasmo e passione, da antagonismo e competitività.


Ogni tema, evidentemente, ha particolarità specifiche proprie, è vissuto e interpretato dall'autore con differente ottica e sensibilità, per cui appare ogni volta nuovo, oltre che carico di attrattiva e incanto, di vivo trasporto. Ne fanno fede, in modo del tutto particolare, le "architetture", le immagini con strutture edilizie ispirate al gotico e al romanico in cui l'intreccio di linee verticali, di ogive e di curve d'arco a tutto sesto creano concordanze di effetto simile a stupenda sinfonia, ad armonie celesti. Sapersi accostare all'essere profondo di persone e cose e quindi farlo proprio, riviverlo, mediante immagini segniche, in tutta la sua specificità ed interezza, è senza dubbio la grande, la prima dote di Gabriele Bordignon, artista originale, fine e sensibile,figura di spicco, sulla scena dell'arte grafica del Veneto e del Paese, del tempo presente.


Giugno 2003                                                               Prof. Paolo Tieto