Bruno Fasola 2020

Bruno Fasola 2020
 

 


L’opera grafica di Gabriele Bordignon


Gabriele Bordignon, incisore e pittore, è nato nel 1954 a Tezze sul Brenta (VI), dove abita e lavora. La sua opera grafica si dispiega un lungo percorso di più di quarant’anni e la caratteristica di questo suo cammino è naturalmente, come si addice ad un artista coscienzioso, la ricerca di una tecnica sempre migliore e più consona al proprio sentire e all’espressione delle proprie idee. La sua espressività predilige la tecnica mista di acquaforte ed acquatinta, quasi volesse tradurre in incisione quegli effetti di masse e volumi giustapposti, tipici di chi utilizza in pittura il colore per stesure larghe e sfumate. Questa sua scelta produce così immagini in cui prevalgono spesso sulle linee le masse cromatiche, nere e grigie di varie tonalità, accompagnate a volte anche da campiture di colore, realizzate a mano, come tiene a sottolineare lo stesso autore, così come è personalmente eseguito tutto il processo creativo, dalla scelta della carta, all’inchiostrazione, alla tiratura, con il torchio a mano, alle rifiniture. La scelta tecnica, raffinatasi nel tempo è stata messa al servizio della rappresentazione dei soggetti più diversi, figure, paesaggi, ritratti e autoritratti, ma per ognuno di essi Bordignon ha trovato la giusta via per renderne al meglio la valenza espressiva, senza mai cadere nella banalità, anche quando si è cimentato con soggetti quali i paesaggi di Venezia o le illustrazioni di eventi bellici del passato e di scene religiose.


   Bordignon ha cercato di trovare ispirazioni sempre nuove anche nella pittura dei grandi maestri, ma non ha smesso di conservare il suo linguaggio senza mai perdere le proprie caratteristiche peculiari. Un tema a lui caro sembra essere quello della natura posta in antitesi con il mondo urbano. Della serie meno recente di opere una potrebbe emblematicamente riassumere questo contrasto tra natura e mondo meccanicizzato è Natura a contrasto del 1987. In essa, attraverso l’incisione che sottolinea le scie lasciate dalle figure, quasi linee di forza di sapore futuristico, si rivela tutta la potenza della natura che sembra sprigionarsi da un vortice celeste da cui fuoriesce un gruppo di cavalli che, galoppando verso di noi, calpestano il relitto di una motocicletta abbandonata in primo piano.


   La poetica di Bordignon sembra riannodare più tardi i fili di un discorso, sospeso ma mai del tutto abbandonato, in un gruppo di immagini relativamente recenti e il cui soggetto, la città, sembra contrapporsi ad un’altra serie, più lontana dal tempo, di paesaggi e di figure, come Sera d’inverno del 2000. Nelle incisioni: Elevato al nero del 2011, Sfrontatamente grande del 2013, Archeologia industriale e Solito percorso in_quieto del 2017, Traverse di luce del 2018 e Fuori dalle righe e La stazione è grigia del 2019, che sembrano avere un’ispirazione comune, l’autore ci presenta le masse  scure di edifici contemporanei, a volte abbandonati, inquietanti ma allo stesso tempo misteriosi e affascinanti, che fanno da quinte teatrali e spazi dalle prospettive accentuate. Qui si intravedono sagome nere di figure bidimensionali che sembrano essere estranee all’ambiente in cui si aggirano, quasi oppresse dallo spazio incombente in cui si muovono. La tecnica utilizzata da Bordignon dissolve il segno grafico in larghe stesure, in macchie e sovrapposizioni di linee che non rispettano, volontariamente i contorni dei soggetti creando un senso di caos di notevole presa emotiva.


    E’ una sensazione che si ricava anche dai diversi ritratti e autoritratti che Bordignon ha realizzato; fra loro sono particolarmente suggestivi quello del Prof. Paolo Tieto del 2005 e quello di Enzo Bizzotto pittore del 2013, differenti nell’ambientazione ma accumunati dall’integrazione tra figura e sfondo, ottenuta sempre con la sovrapposizione di profonde linee incise che si contrappongono alle campiture grigie. Nelle opere di Bordignon comunque, fin dall’inizio e pur nell’evoluzione tecnica del suo lungo percorso creativo, si può riscontrare un equilibrio compositivo delle forme, anche dove egli si cimenta con ardite costruzioni prospettiche non tradizionali.


Marzo 2020                                                                     Prof. Bruno Fasola