L’ACQUAFORTE e L’ACQUATINTA

Nota introduttiva

Per la sua esecuzione vengono richieste oltre ad un nutrito bagaglio tecnico-strumentale (foto 1), grande passione ed entusiasmo. L’esecuzione di un'acquaforte richiede l’applicazione di molti grandi e piccoli ma basilari accorgimenti nelle svariate fasi della sua lavorazione. E’ forse per questo che questa antica tecnica artistica riesce sempre a catalizzare nella gente attenzione, curiosità ed interessi sempre nuovi. Naturalmente il mercato delle acqueforti ed acquetinte ha conosciuto varie fasi di alti e bassi nei suoi cinque e più secoli di storia; in effetti verso la fine degli anni cinquanta ha conosciuto uno sviluppo assai vivace, tanto da indurre molti artisti, anche famosi,… in tentazione. Ecco allora, per sopperire alle richieste sempre pressanti del pubblico, la necessità di ricorrere alle riproduzioni meccaniche: fotolito, serigrafie, ed altre “piacevolezze” del genere che stanno allacquaforte ed acquatinta originale come una foto della carta d’identità sta ad un autoritratto fatto a pennello.

 

 

Foto 1

 

ACQUAFORTE è chiamata la Tecnica che consente di realizzare le Incisioni su una lastra di zinco o di rame attraverso una reazione ottenuta dall’acido nitrico per lo zinco e per cloruro ferrico per il rame che corrode il metallo. Innanzitutto le lastre vengono perfettamente levigate con carta e pasta abrasiva affinché la sua superficie appaia lucida come uno specchio; viene poi sgrassata con una mistura di ammoniaca, su di essa viene applicata, previo il riscaldamento della lastra, un'apposita vernice formata da due parti di Cera d’Api, due parti di bitume o asfalto siriano, una parte di resina in polvere. Dopo che questo “fondo” si è solidificato, la lastra viene fissata ad un morsetto in modo che il fondo venga affumicato tramite una candela accesa tenuta in costante e continuo movimento, per evitare che il fondo si screpoli in tantissime scagliette; è a questo punto che la lastra protetta dalla vernice viene sguarnita per mezzo di una punta che traccia il disegno da riprodurre. Immersa in un bagno di (acido nitrico o percloruro ferrico) opportunamente diluito, a seconda del suo grado di acidità, della temperatura e della durata della sua reazione, il tratto risulterà: sottile e fine oppure largo e profondo, tutte le variazioni sono possibili. Tale procedimento è chiamato “morsura”. A questo punto dalla lastra viene tolta la vernice con essenza di trementina. Poiché l’Incisione deve essere stampata a caldo viene quindi posta su un fornello con temperatura a gradazione costante e per mezzo di un tampone di pelle, viene distribuito l’inchiostro facendo attenzione affinché questo penetri perfettamente in tutti i solchi incisi. Ora la lastra viene ripulita con la tarlatana (una garza di cotone molto rigido) affinché le parti non incise risultino pulite, avendo cura che l’inchiostro sia rimasto nei solchi incisi. Rimessa la lastra a riscaldare nel fornello perché l’inchiostro fluidifichi, viene successivamente adagiata sul piano del torchio calcografico (foto 2) e gli si pone sopra il foglio di carta preventivamente umidificato col feltro di lana. Regolata la pressione del torchio, si gira la stella in modo uniforme e continuo. L’Opera è eseguita.

 

 

 

 

Foto 2

 

 

L’ACQUATINTA invece è la tecnica incisoria che permette di ottenere effetti pittorici ricchi di passaggi di vari grigi, fino al raggiungimento di tonalità profonde, con la totale assenza di segni.

Il procedimento consiste nel cospargere la lastra di fittissimi granellini di Colofonia o Pece Greca, facendo in modo che questi si ancorino bene tramite il riscaldamento della lastra, ottenendo così una superficie spugnosa. Con un pennello intriso di vernice protettiva si inzia a coprire, ricavando le parti bianche, con acidazioni deboli di pochi istanti. L’acido (nitrico per lo zinco ed il percloruro ferrico per il rame) agisce attraverso i minuscoli spazi lasciati dalla granitura. Si estrae la matrice e si coprono con vernice e pennello quelle zone atte a dare il secondo tono e così via fino all’ottenimento del nero profondo. La lastra, alla fine, si presenta densa di minuscoli spazi, incisi debolmente nei grigi e sempre più profondi nelle parti scure che raccolgono, perciò, l’inchiostro al momento della tiratura.

La firma e la numerazione dell’acquaforte ed acquatinta viene posta dall’incisore il quale, responsabilmente, fa conoscere la posizione progressiva del singolo esemplare e quantifica il totale della tiratura impressa; non solo ma permette anche di ricostruire un attendibile riferimento per eventuali verifiche di autenticità.

 
 
 

 LA TECNICA DELLA PUNTASECCA

 

Si incide direttamente la lastra con una punta d’acciaio, o di leghe speciali o di diamante. Questa incisione non asporta il metallo, ma lo deforma, come l’aratro deforma la terra, creando ai bordi del solco delle sopraelevazioni, sempre chiamate barbe, molto più accentuate  di quelle del bulino.

Queste barbe vengono conservate e si affida anzi alla loro capacità di trattenere l’inchiostro la qualità di questa tecnica che rende i segni molto sensibili, dal più delicato al più forte, con i bordi sfumati. Le barbe sono ben presto deformate dalle puliture d’inchiostrazione dalla pressione del torchio e costituiscono e costituiscono perciò una forte limitazione al numero di copie che è possibile tirare da una punta secca senza compromettere la caratteristica qualità (massimo 10 per lo zinco).

 

 

 

 

 

 Figura 1

 

 

 

 

Figura 2

 

Queste immagini spiegano che la qualità del segno dipende sia dalla pressione che dall’inclinazione della punta. Una pressione esagerata, tuttavia, crea barbe troppo grandi che impediscono alla carta di penetrare correttamente nel solco; bisognerebbe allora aumentare la pressione del torchio che però danneggerebbe anzitempo la barba.

Il segno di puntasecca esalta la dinamica del gesto e ne esprime direttamente la forza e i modi. La difficoltà consiste nel conservarne la spontaneità che è contrastata dalla resistenza del metallo allo scorrimento della punta. Così una tecnica teoricamente molto semplice e diretta si rivela all’atto pratico difficile da dominare.

 


I miei torchi a stella:

 


 

 

 

 

 

 

Fornello Scaldalastre

Tarlantana per la pulizia delle lastre, punte per incidere,  pennelli

 Lastra con cera, pronta per essere Incisa

 Le cere ed in Bitume giudaico

 La pece greca

Colori-Spatole flessibili per inchiostrare